Interviste alle Startup: Not in One Day

Il punto di vista degli startupper

Conosciamo la startup Not in One Day

Partecipate al Festival Nazionale dell’Economia Civile perché la vostra idea di impresa si basa su caratteristiche precise, di innovazione sociale e ambientale, tese alla sostenibilità.
In che modo la sostenibilità (sociale e ambientale, oltre che economica) influisce sulle vostre strategie di business?
Quali sono i vantaggi nel proporre un modello di business sostenibile?

Il progetto NOT IN ONE DAY (NIOD) basa interamente la propria visione e la propria missione di sostegno all’artigianato sull’innovazione sociale, ambientale ed economica. Il nome stesso “non in un solo giorno” riconosce prima di tutto il valore del tempo: quel tempo necessario per la creazione di prodotti di qualità, realizzati nel rispetto delle condizioni di lavoro, con tecniche e processi a basso impatto ambientale e con materiali sostenibili. Ma ribadisce anche l’importanza di un sistema di produzione in grado di garantire durabilità e sostenibilità della filiera: creazioni che appunto sono fatte per durare, pezzi unici che non possono rientrare nella definizione di “beni di consumo”.
Intendiamo recuperare quel “rapporto affettivo” con gli oggetti che il moderno sistema di produzione e consumo ha cancellato: recuperare, restaurare, riusare, riciclare sono i termini chiave di un nuovo approccio attivo e partecipativo dell’utente nel mercato e nel sistema sociale ed ambientale in generale.
Sostenere l’attività artigianale attraverso NIOD incide significativamente sul risparmio energetico della produzione, sull’ottimizzazione delle risorse (materiali e strumenti da condividere), sulla creazione di nuovi posti di lavoro per giovani creativi (garantendo al tempo stesso la sopravvivenza di antiche tecniche oggi a rischio di estinzione), sul cambiamento culturale legato alle nostre scelte di vita.
Questo approccio impatta sulle strategie di business di NIOD in modo strutturale: in fase di start-up è molto più costoso ricercare materiali adatti, partner che rispettino gli standard richiesti, adottare policies interne per lo staff coerenti con la visione e la missione dell’azienda. Eppure sappiamo che l’investimento maggiore iniziale porterà vantaggi per tutta la rete sul lungo periodo, perché la creazione di “ricchezza” non è traducibile soltanto in termini monetari ma una filiera di valore trae vantaggio inevitabilmente da una impostazione solida dell’intero sistema.
I vantaggi nel proporre un modello sostenibile sono infatti la possibilità di crescere in affidabilità, qualità, fidelizzazione e comunicazione efficace con un numero di utenti attualmente sempre di più in crescita (ad oggi solo in Italia i consumatori multicanale che preferiscono brand sostenibili sono più del 57%). Porsi in una posizione di forza in un mercato in espansione è sicuramente una chiave di successo.

Già voler essere un imprenditore o un’imprenditrice oggi è un’avventura complessa, cosa distingue un aspirante imprenditore “civile” da uno di stampo più “classico”? Cosa vi ha portati a scegliere la strada dell’economia civile?

Senza dubbio, il rischio di impresa è assimilabile per molti aspetti a quello di un imprenditore classico, ma avviare un’impresa “civile” comporta sicuramente un impegno ulteriore non solo in termini economici ma anche in termini di offerta culturale e sociale sul mercato. La sostenibilità e l’economia circolare sono ormai asset imprescindibili nelle maggior parte delle agende internazionali e i drivers più importanti, come le aziende, – soprattutto quando i sistemi politici non sono più in grado di interpretare e guidare i cambiamenti – devono essere chiamati a indirizzare i trend verso obiettivi di sostenibilità non solo dell’ambiente naturale ma dell’intero sistema economico e sociale. Investire in cambiamenti culturali significa avere una strategia di lungo termine, operare un lavoro molto più capillare e attento per poter penetrare a fondo nelle abitudini di un target e cambiarle. La scelta dell’economia civile è imprescindibile: sarebbe semplicemente anacronistico il contrario.

Stare bene anche al lavoro, è diventato un nuovo mantra. Quanto influisce sulla crescita e sul successo di una startup avere delle buone relazioni tra i membri del team?
In che modo si può misurare e rinforzare il sistema della fiducia nel team di lavoro?

La comunicazione e la partecipazione sono sicuramente tra i punti di forza più importanti nello strutturare un lavoro di squadra. È importante sentirsi ascoltati, proporre punti di vista diversi, non avere timore di condividere le proprie opinioni. Tuttavia non basta dichiararlo. È un lavoro quotidiano di costruzione di fiducia all’interno del team, non sempre facile perché le attitudini personali comportamentali pregresse di ciascuno determinano significativamente l’andamento del lavoro comune, soprattutto nei momenti più “critici”. Rendere lo staff più partecipe delle scelte è importante, perché contribuisce al miglioramento della performance generale ma per far questo è necessario un passaggio fondamentale: nella selezione del personale, oltre alla valutazione delle capacità, è importante creare un team il più possibile omogeneo in termini di flessibilità e approccio open-minded, senza ovviamente intaccare la ricchezza della diversità di esperienze e punti di vista. Il rischio maggiore è portare elementi troppo rigidi, critici e con poco capitale umano che possono spaccare il gruppo, spegnere l’entusiasmo, eventualità che comporta un dispendio enorme di energie in fase di recupero.