Reware: ripartire dai rifiuti elettronici

Dove vanno a finire i computer e i supporti elettronici dismessi dalle grandi aziende? Da questo interrogativo nasce il progetto sociale di Reware, cooperativa No Profit specializzata nella rigenerazione di apparecchiature informatiche.

La sua attività permette alle aziende di risparmiare sui costi di smaltimento, di avere la certezza della cancellazione sicura e certificata dei dati dai supporti di memoria, di fare operazioni di CSR a sostegno del No Profit e di mettere in atto la migliore pratica di prevenzione ambientale esistente nel campo dei rifiuti elettronici.

Nel 2019, è stata selezionata tra le 10 migliori aziende per il Premio Imprenditori per l’Economia Civile. Se anche la tua azienda opera in questo settore, partecipa al nuovo bando del Festival Nazionale dell’Economia Civile.

Premio Imprenditori Economia Civile: Reware, al Festival Nazionale dell’Economia Civile 2019

Cos’è Reware?

«La Cooperativa Reware è prima di tutto un’Impresa Sociale Non Profit attiva nel campo della prevenzione ambientale e in quanto tale porta avanti un’attività di utilità pubblica riconosciuta. Il suo core business è quello di prolungare la vita utile dei computer evitandone quindi la gestione come rifiuto, onerosa sia in termini economici che ambientali.
Questa attività si svolge nell’Officina Informatica di Via del Forte Tiburtino a Roma. Si tratta di un negozio e laboratorio aperto tutti i giorni dove è possibile vedere come si svolge l’attività, oltre che acquistare i computer rigenerati.»

…perché è così importante questo progetto?

«La rigenerazione di computer dismessi dalle aziende, i quali altrimenti diventerebbero inopportunamente rifiuti, è un’attività che ha un gran numero di risvolti positivi. In primo luogo permette di ridurre il numero di oggetti elettronici che finiscono nel ciclo dei rifiuti prima del necessario, ed evita anche che vengano prodotte apparecchiature elettroniche nuove in misura superiore al necessario. Questo secondo beneficio va letto anche alla luce del fatto che la produzione di questi oggetti è estremamente vorace in termini di risorse e energia ed è all’origine di importanti costi sociale, soprattutto nei paesi del Sud del mondo.»

In termini economici, sociali e ambientali, in cosa si traduce tutto questo?

«Questa attività permette di mettere in vendita computer molto economici alla portata delle persone e delle organizzazioni, soprattutto del Terzo Settore, che altrimenti non avrebbero la capacità economica di acquistarli; in questo caso si tratta di contrasto al divario digitale.
Ultimo aspetto, non indifferente, di quest’attività è quello della generazione di lavoro virtuoso nell’ambito della Blue Economy e dell’Economia Circolare. Infatti questa attività è gestita da una cooperativa a mutualità pura, dove tutti i lavoratori sono soci e tutti i soci sono lavoratori alla pari, percepiscono un reddito identico e partecipano applicando il metodo del consenso alle decisioni.

Per tradurre in numeri l’insieme di questi aspetti basta andare a guardare il Bilancio Sociale della Cooperativa pubblicato sul suo sito: nel 2017 il valore della produzione è stato di circa 250.000 € (nel 2018 si stima che sia sui 400.000 €); è stata evitata la produzione di quasi 8 tonnellate di rifiuti elettronici (che diventano 12 nel 2018) ed è stato prodotto reddito per 4 persone (5 nel 2018) grazie alla rigenerazione di circa 1.200 computer (2.000 stimati per il 2018).»

Oltre alle vostre attività ordinarie, siete anche riusciti a organizzare bellissime attività in collaborazione con altre aziende, gruppi e associazioni…

«Nel corso degli anni [abbiamo] realizzato numerosi progetti speciali incentrati sul riutilizzo di computer al servizio della scuola. Questi progetti hanno in comune una forte visibilità, un beneficio ambientale misurabile ed un impatto sociale significativo considerando le difficoltà nel quale si trova il sistema dell’educazione pubblica. Nel quadro delle collaborazioni con grandi aziende si tratta di accantonare una percentuale dei computer rigenerati per donarli a beneficiari indicati dall’azienda che dismette i computer, principalmente scuole. Progetti di questo tipo sono stati realizzati con la BASF Italia, con la Groupama Assicurazioni e, per ultimo, con il Gruppo Astaldi; e hanno permesso di informatizzare decine di scuole pubbliche di Roma. Basti pensare che la sola operazione realizzata con il gruppo Astaldi S.p.a. ha previsto la donazione di 65 postazioni informatiche potenti e complete alle scuole medie e superiori del IV° Municipio del Comune di Roma.»

In questi anni avete portato avanti numerosi progetti, tanto che è quasi impossibile elencarli tutti: qual è allora l’ultimo in ordine di tempo?

«Un progetto recente, e particolarmente articolato, lanciato dalla Cooperativa nel 2018, è stato “PC4Change”, realizzato in partenariato permanente assieme all’associazione Legambiente, all’organizzazione umanitaria INTERSOS e alla ONG CIES. Il progetto ha per scopo quello di sostenere economicamente i progetti di queste tre grandi organizzazioni Non Profit con la rigenerazione e la vendita dei computer dismessi destinati a PC4Change. I computer donati dalle aziende che aderiscono a PC4Change vengono rigenerati da Reware e reimmessi sul mercato. Quando i computer vengono venduti, Reware accantona il 20% dei ricavi (meno costi di trasporto e dei pezzi di ricambio), e versa i fondi alle organizzazioni indicate dall’azienda. Ad oggi, febbraio 2019, hanno aderito numerose aziende tra cui, per ora solo per realizzare un’attività pilota, alcune aziende del gruppo BNP-Paribas e le assicurazioni “Conte”. Il progetto lanciato nel 2018 ha permesso di avviare un buon numero di attività grazie alle quali, nel corso del 2019, verranno versate diverse migliaia di euro alle organizzazioni Non Profit partner per finanziare azioni umanitarie, sociali ed ambientali estremamente importanti.»

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